da il Venerdì di Repubblica - rubrica LA PECORA NERA del 12 agosto 2011
La tromba di Fresu: una pausa (felice) dalle brutte storie
di Ascanio Celestini
C’è Pino, Elisabetta e Annaluisa. C’è Alessandra, Simona e Paola. Non so quanti ne abbiano visti, ma almeno quanti Francesco e Gianluigi che tornano per la decima volta o di Ivana che è arrivata al tredicesimo. “E Antonella? Dov’è Antonella?” chiede Paolo al microfono. Antonella si fa vedere. È una mano in mezzo a migliaia. Di quarantotto concerti consecutivi se n’è visti 21.
Paolo Fresu ha festeggiato i suoi cinquantanni così. Per cinquanta giorni di seguito se n’è andato suonando in giro per la Sardegna. Con lui ogni sera c’è stato un artista diverso da Antonello Salis a Stefano Bollani, da Uri Caine alla Kocani Orkestar. Sapevo che avrebbe fatto cinquanta concerti, ma non avevo capito che in mezzo a tutti quei giorni non ce n’era manco uno libero. Io sul palco con lui ci sono stato il 29 luglio a Mogoro, nella piazza del Carmine con la gente che s’è arrampicata anche sugli alberi. Ci sono stato quando gliene mancavano solo due, a Siddi con Gavino Murgia e Bebo Ferra e a Cagliari dove ha suonato da solo.
Paolo è un grande musicista, ma per moltissimi sardi è qualcosa di più. È una specie di santo come possono essere santi certi calciatori o certi rivoluzionari. Solo che lui non è capocannoniere del campionato, lui suona la tromba. E non ci suona le canzonette, ma una musica che un sacco di gente pensa sia difficile. E non è nemmeno un ideologo guerriero che scrive libretti rossi. È pacifico e disarmato. Eppure lo seguono in giro per la Sardegna in questa lunga marcia che dura cinquanta giornate. In questa bella processione laica. Seguono il santo. In cambio lui fa una cosa semplice: suona.
Dopo le prove del pomeriggio mi avvicino a Tommaso Onofri che ha montato una piccola struttura sulla quale ha appoggiato dei pannelli fotovoltaici. Accumula energia per alimentare l’impianto. Non serve attaccare la spina e non viene sfruttato nemmeno un ditale di petrolio. Luce e suono vengono fuori da lì. Sarà che mi sono fermato qualche giorno, che a differenza di Paolo mi sono preso una pausa, ma dopo tante storie di manicomi e galere oggi mi piace poter raccontare una storia senza magagne. Una storia di pecore nere che sono riuscite a fare una bella cosa. Una storia di migliaia di cittadini che vanno a sentirsi una musica che non senti alla radio trasmessa in filodiffusione in tutti i supermercati. Una storia con un bell’impatto sonoro e nessun impatto ambientale. Una storia che inizia bene e finisce bene.
http://www.ascaniocelestini.it/la-tromba-di-fresu-una-pausa-felice-dalle-brutte-storie/
Dal Blog di Rai3 50 anni suonati di Giorgio Galleano
La tromba di Fresu: una pausa (felice) dalle brutte storie
di Ascanio Celestini
C’è Pino, Elisabetta e Annaluisa. C’è Alessandra, Simona e Paola. Non so quanti ne abbiano visti, ma almeno quanti Francesco e Gianluigi che tornano per la decima volta o di Ivana che è arrivata al tredicesimo. “E Antonella? Dov’è Antonella?” chiede Paolo al microfono. Antonella si fa vedere. È una mano in mezzo a migliaia. Di quarantotto concerti consecutivi se n’è visti 21.
Paolo Fresu ha festeggiato i suoi cinquantanni così. Per cinquanta giorni di seguito se n’è andato suonando in giro per la Sardegna. Con lui ogni sera c’è stato un artista diverso da Antonello Salis a Stefano Bollani, da Uri Caine alla Kocani Orkestar. Sapevo che avrebbe fatto cinquanta concerti, ma non avevo capito che in mezzo a tutti quei giorni non ce n’era manco uno libero. Io sul palco con lui ci sono stato il 29 luglio a Mogoro, nella piazza del Carmine con la gente che s’è arrampicata anche sugli alberi. Ci sono stato quando gliene mancavano solo due, a Siddi con Gavino Murgia e Bebo Ferra e a Cagliari dove ha suonato da solo.
Paolo è un grande musicista, ma per moltissimi sardi è qualcosa di più. È una specie di santo come possono essere santi certi calciatori o certi rivoluzionari. Solo che lui non è capocannoniere del campionato, lui suona la tromba. E non ci suona le canzonette, ma una musica che un sacco di gente pensa sia difficile. E non è nemmeno un ideologo guerriero che scrive libretti rossi. È pacifico e disarmato. Eppure lo seguono in giro per la Sardegna in questa lunga marcia che dura cinquanta giornate. In questa bella processione laica. Seguono il santo. In cambio lui fa una cosa semplice: suona.
Dopo le prove del pomeriggio mi avvicino a Tommaso Onofri che ha montato una piccola struttura sulla quale ha appoggiato dei pannelli fotovoltaici. Accumula energia per alimentare l’impianto. Non serve attaccare la spina e non viene sfruttato nemmeno un ditale di petrolio. Luce e suono vengono fuori da lì. Sarà che mi sono fermato qualche giorno, che a differenza di Paolo mi sono preso una pausa, ma dopo tante storie di manicomi e galere oggi mi piace poter raccontare una storia senza magagne. Una storia di pecore nere che sono riuscite a fare una bella cosa. Una storia di migliaia di cittadini che vanno a sentirsi una musica che non senti alla radio trasmessa in filodiffusione in tutti i supermercati. Una storia con un bell’impatto sonoro e nessun impatto ambientale. Una storia che inizia bene e finisce bene.
http://www.ascaniocelestini.it/la-tromba-di-fresu-una-pausa-felice-dalle-brutte-storie/
Dal Blog di Rai3 50 anni suonati di Giorgio Galleano